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Paralizzati o rivoluzionari?

Al di là delle numerose survey che, in questo periodo, sembrano fatte apposta per essere rapidamente smentite, proviamo a guardarci attorno ed osserviamo i comportamenti delle persone e delle aziende che conosciamo.

Non so se accada anche a voi, io osservo atteggiamenti fortemente contrastanti che si concretizzano quasi sempre in un comportamento che definisco “paralizzato”.

Di fatto, dopo profonde riflessioni e dichiarazioni di cambiamento, si tende a fare esattamente quello che si faceva prima per il semplice motivo che è quello che sai fare.

Non tutti. Quei pochi che stanno davvero cambiando il modo di lavorare e di fare marketing, danno la sensazione di procedere per tentativi. A volte timidamente e altre con azioni impensabili fino a poche settimane prima. Definisco questo ultimo comportamento “rivoluzionario”.
Altri ancora, parlano molto di “cose nuove”.

Il giusto sta nel mezzo? Probabilmente no. Probabilmente, il giusto sta nel fare alcune cose esattamente come prima e altre no. Molto probabilmente, la via migliore sta nel contestualizzare puntualmente tutto quello che si fa.

Cosa vuol dire “contestualizzare”? Vuol dire osservare i fenomeni con mente aperta nella loro evoluzione costante, considerare anche fatti e parametri prima ignorati o elusi in quanto scomodi o di dettaglio.

Ovvero, fare quello che si dovrebbe fare sempre. La mente tende ad eludere fatti che mettono in discussione le proprie convinzioni. Tende a raccontarci che, in realtà, ben poco è cambiato e che il lavoro giusto da fare è ristabilire lo status quo. Oppure ancora, che è troppo incerto e rischioso fare altro.

In realtà, tutto è rilevante, soprattutto in una fase di grande cambiamento quando gli indicatori oggettivi utili sono spesso quelli meno visibili e più “scomodi”.

Diffidiamo da chi ha già in tasca la soluzione sicura per ripartire come da chi prospetta futuribili mirabolanti innovazioni delle quali non ha adeguatamente contestualizzato costi, reale applicabilità ed effetti.

La regola aurea è, in primo luogo, ascoltare tutti i fatti. 😉

Umberto Sozzi
CEO